Mario Draghi ci insegnerà a discutere in modo normale di Europa?

L’Italia è da quasi dieci anni ostaggio di due narrazioni contrapposte, l’una pericolosa, l’altra ingenua, che le impediscono di fare passi in avanti nel suo rapporto con l’Unione europea.
Da un lato Matteo Salvini, Claudio Borghi, Alberto Bagnai, sostengono che l’unico modo per recuperare sovranità è uscire dall’Unione europea e dall’euro per «fare da soli», cioè stampare moneta.
Dall’altro il Partito democratico e raggruppamenti vari come Più Europa portano avanti un europeismo acritico, tanto da definirlo nei giorni scorsi come l’architrave del nuovo governo (e cercare in questo modo di escludere Salvini). Come se scegliere di stare nell’Unione europea fosse un fine di per sé, e non un dato di fatto.
Salvini ha fatto un regalo enorme ai nostri europeisti: ha consentito loro di non elaborare una propria visione.
Dire «noi non vogliamo uscire» è semplicissimo, non serve dire altro, e anzi permette impunemente di parlare di Stati Uniti d’Europa, una formula senza alcun senso logico ripetuta più volte da Matteo Renzi, il segretario del Pd più longevo.
Tutto questo ci ha fatto perdere tempo, mentre altre opinioni pubbliche riflettevano in modo più strutturato e approfondito sul proprio ruolo in Europa.
Non sappiamo se la conversione di Matteo Salvini sia genuina, probabilmente non lo è, visto che Claudio Borghi ancora oggi ripeteva su Twitter che «uscire dall’euro è una certezza, non una speranza». E però può provocare, lentamente, la marginalizzazione di opinioni come questa.
Voglio dire, Luigi Di Maio è passato dal raccogliere firme per uscire dall’euro e chiedere l’impeachment per Sergio Mattarella, a sostenere senza porre condizioni un governo guidato dall’ex presidente della Bce per seguire la strada tracciata «con saggezza» dal presidente della Repubblica.
Nessuno gliene chiede più conto e in fin dei conti è anche giusto così: se quelle idee infantili abbandonano il dibattito pubblico ne guadagniamo tutti. Anche perché, marginalizzate le idee, in modo fisiologico scompariranno anche questi personaggi.
L’alternativa è la bancarotta, intellettuale e finanziaria.