Presidenziali 2017

Présidentielle 2017, edizione straordinaria: si vota per il secondo turno delle primarie

Edizione straordinaria della newsletter sulle presidenziali francesi. Arriva ogni domenica anche sulla vostra email, ci si iscrive cliccando qui.

Mi perdonerete, nell’ultima newsletter vi avevo dato appuntamento a venerdì, ma intendevo sabato, come settimana scorsa. Mi sono distratto, non è che vi ho dato buca, ma mi dispiace e le scuse sono dovute.

Veniamo a noi, domani si vota per il secondo turno delle primarie: si affrontano Alain Juppé, sindaco di Bordeaux e François Fillon, ex primo ministro durante la presidenza Sarkozy. Fillon, che è arrivato largamente in testa al primo turno (44% contro 28% dello sfidante), è di colpo diventato il favorito. Vediamo perché.

 

1-Com’è andata l’ultima settimana di campagna elettorale

Giovedì c’è stato il quarto e ultimo dibattito, di cui trovate un riassunto sul sito dell’Obs a questo link. Il dibattito, trasmesso dalle due principali televisioni francesi, ha avuto un’audience altissima: in 4,5 milioni hanno seguito la trasmissione su France 2, in 3,9 su TF1, per un totale di più di 8 milioni di telespettatori. Una cifra altissima che testimonia il grande interesse dei francesi per le primarie del centrodestra, come dimostra anche questo sondaggio dell’istituto Opinion Way.

schermata-2016-11-26-alle-12-00-57

Il dibattito è stato equilibrato e si è svolto in un clima un po’ teso ma in fin dei conti cordiale, anche perché i due candidati sanno che da domenica sera l’obiettivo sarà fare campagna insieme per vincere le presidenziali. Se avete tempo e volete approfondire le proposte dei due candidati, il Figaro ha pubblicato un’infografica interattiva per comparare i due programmi, ve la consiglio.

A-La strategia di Alain Juppé e i suoi problemi

Come sapete, la strategia di Alain Juppé era abbastanza inedita per un’elezione primaria, quando il campo da convincere è più ristretto di quello delle elezioni normali. Il sindaco di Bordeaux ha scelto di fare campagna al centro, cercando di porsi come uomo politico in grado di riunire attorno a sé tutti i delusi dalla presidenza Hollande (e Sarkozy), per vincere al secondo turno contro il Front National. Ha quindi invitato a più riprese gli elettori di sinistra a votare per lui, e a partecipare al suo progetto. Se la strategia ha inizialmente funzionato, ad un certo punto qualcosa si è rotto:  Juppé ha palesemente sbagliato pubblico e gli elettori di destra, vero cuore delle primarie della destra (che strano!), l’hanno sanzionato.

Conseguenza della posizione moderata è stato il messaggio non troppo netto di cui si è fatto portatore Juppé: sostenere a più riprese “cambierò, ma non in maniera troppo brutale” ha sì tranquillizzato una parte di elettorato generale, ma non ha entusiasmato la maggioranza dei suoi. In questo momento l’elettore di destra sente necessario cambiare veramente rotta e dunque, anche se riconosce che una serie di proposte di Fillon sono probabilmente irrealizzabili, ne apprezza la nettezza e perché no, la brutalità. So che chi legge da un po’ può trovare questo ragionamento ormai ripetitivo ma, lo scontro con i sindacati, la riduzione del peso del pubblico impiego, l’innalzamento dell’età pensionabile, l’abbassamento delle tasse sul lavoro, è musica per le orecchie della destra. La strada per Alain Juppé, preparato ad un ballottaggio contro Sarkozy, era dunque stretta: per non inimicarsi gli elettori del campo avversario ha provato a attaccare il programma di Fillon nel merito, spiegando che è molto complicato da realizzare e che per l’economia francese potrebbe avere un effetto recessivo.  Il problema è che questo è un tipo di lavoro che necessita di tempo per entrare nella testa degli elettori e nei loro dibattiti quotidiani: in una settimana potrebbe essere complicato riuscire nell’impresa e questo testimonia quanto essere stato sfavorito nei sondaggi e quindi lontano dai riflettori, sia stato un vantaggio reale per François Fillon.

B-Il dibattito di giovedì e le differenze ideologiche tra i due

I due candidati sono arrivati al dibattito di giovedì in maniera molto diversa, e la dinamica ha in parte favorito François Fillon. Come ha scritto Guillaume Tabard sul Figaro:

“Seppur da favorito, Fillon ha seguito lo stesso solco dei precedenti dibattiti. E al contrario, da sfidante, Alain Juppé è stato costretto a cercare continuamente il contatto. Risultato: il primo ministro del 2007 [Fillon ndr] poteva essenzialmente rivolgersi ai francesi, mentre quello del 1995 [Juppé ndr] doveva prioritariamente rivolgersi all’avversario. Questo disequilibrio si è fatto sentire, perché, prevalentemente, è attorno al progetto di Fillon che il dibattito si è articolato.”

E infatti sul plateau di France 2 si è discusso principalmente dei vari temi emersi durante l’ultima settimana di campagna elettorale, segnata da una serie di polemiche rispetto al programma, appunto, di François Fillon.I due candidati hanno avuto modo di approfondire i loro progetti, facendo comprendere anche le varie differenze. Ho selezionato quattro punti importanti che secondo me mettono in luce le visioni contrastanti e lo scontro tra due personalità tutto sommato simili: miti e poco propense alla battuta o a discorsi fuori luogo. Anche dal punto di vista delle idee non abbiamo assistito ad un grande scontro: non solo stiamo parlando di un’elezione interna allo stesso partito, ma le differenze ideologiche nei partiti di centrodestra sono meno importanti rispetto a quelle che possiamo osservare nel centrosinistra.

Lunedì mattina il sindaco di Bordeaux ha attaccato Fillon a causa delle sue posizioni ambigue in materia di aborto: dopo aver infatti detto anni fa che l’aborto è un diritto fondamentale della donna, Fillon ha fatto marcia indietro in questa campagna elettorale, spiegando di essere contrario a titolo personale. La differenza di posizioni è venuta fuori anche durante il dibattito, e ha dato modo all’ex primo ministro di rispondere alle critiche in maniera piuttosto efficace.

 

 

D’altronde già il 27 ottobre, durante il programma L’Émission politique di France 2, Fillon aveva chiarito la sua posizione sul tema: “nessuno, e certamente non io, cambierà le cose in materia di aborto. Non devo spiegare le mie convinzioni religiose, sono capace di fare una differenza tra queste convinzioni e l’interesse generale. E considero che non sia di interesse generale riaprire questo dibattito”.  Rispetto poi al tema del voto cattolico e del sostegno dei movimenti Manif Pour Tous, tra cui il radicale Sens Commun,  Juppé ha compiuto un timido attacco, ma non ha insistito più di tanto. Il motivo è che su questi temi anche lui non brilla per apertura: due dei suoi sostenitori più importanti, Hervé Mariton e Valérie Pécresse,  hanno partecipato alle manifestazioni contro i matrimoni omosessuali, e Jean-Pierre Raffarin ha addirittura tenuto qualche discorso durante la mobilitazione. Libération ha scelto una copertina divertente sull’argomento.

schermata-2016-11-26-alle-15-54-46

Un altro punto su cui i due hanno dibattuto in maniera dura è stato l’intervento di Vladimir Putin, che ha dichiarato apertamente la sua simpatia per Fillon con cui ha, tra l’altro,un buon rapporto personale. Alcuni giornali italiani hanno utilizzato frasi come “François Fillon, l’amico di Putin” nelle varie analisi: capisco la necessità di fare un titolo che catturi l’attenzione, ma le cose sono un po’ più complesse, e non mancheremo di approfondirle. In ogni modo, durante il dibattito Juppé ha provato ad attaccare Fillon, che quindi ha avuto la possibilità di chiarire la sua posizione. Anche qui abbiamo potuto apprezzare la differenza di visione dei due candidati.

 

 

 

 

 

La terza differenza approfondita durante il dibattito riguarda il modo di intendere l’identità francese: mentre Juppé ha spiegato di riconoscere nel pluralismo di culture la forza dell’identità del suo paese, Fillon si è invece mostrato più assimilazionista e esplicitamente contrario al multiculturalismo, rifiutando un modello di integrazione aperto come quello anglosassone. In questo senso si spiega anche la vicinanza tra Fillon e i tradizionali elettori di Nicolas Sarkozy, molto duro da sempre su questi temi: queste persone hanno trovato un uomo con posizioni molto nette in materia, senza però portare mai avanti polemiche inutili come aveva fatto l’ex presidente.

 

 

 

 

Infine, i due hanno dibattuto su quale modello di welfare hanno in mente: se, come detto prima, hanno programmi simili in termini di riduzione della spesa pubblica, la differenza sta nelle modalità e nella profondità degli interventi. Alain Juppé è più timido, cosciente delle difficoltà di applicare un programma fortemente liberale in Francia; François Fillon è invece molto più radicale, come abbiamo più volte ripetuto. La differenza di visione la notate nella scelta delle parole in questo spezzone: Fillon vuole “ricostruire”il modello sociale francese che “imbarca acqua da tutte le parti” mentre Juppé intende “consolidarlo”.

 

 

2-Cosa dicono i sondaggi?

I sondaggi sulle intenzioni di voto danno François Fillon favorito al punto tale che sembra impossibile possa perdere. 61-39 è un divario di più di 20 punti, molto difficile da recuperare. Devo però ricordarvi l’estrema volatilità del voto che abbiamo analizzato lunedì: se di nuovo 1/3 dei partecipanti alle primarie deciderà negli ultimi giorni, e se si verificherà la stessa dinamica che vedete di seguito a parti invertite, allora potremmo assistere ad una nuova sorpresa.

È ancora una volta interessante guardare le preferenze degli elettori attraverso il loro posizionamento ideologico: Juppé è molto basso tra gli elettori repubblicani, è una dinamica che chi ha seguito questa newsletter dall’inizio conosce molto bene, e si è rivelata uno dei punti deboli della sua campagna elettorale. Con una percentuale così bassa tra gli elettori repubblicani è impossibile vincere le primarie dei repubblicani, a meno che il voto di sinistra non influenzi in maniera consistente la mappa dei votanti di domani (cosa che non è successa al primo turno). Il sondaggio che vedete di seguito è stato realizzato dall’istituto Elabe subito dopo il dibattito

schermata-2016-11-26-alle-12-07-34

Il divario tra i due è piuttosto significativo

Con 4,2 milioni di elettori il primo turno è stato un successo. La partecipazione sarà di nuovo così alta? Non necessariamente, secondo alcuni sondaggisti. Jean-Daniel Lévy, direttore del polo Opinion de Harris Interactive, ha spiegato che la partecipazione potrebbe essere leggermente più bassa, perché la volontà di esprimere un voto pro/contro Sarkozy è stata un fattore di mobilitazione molto rilevante. Intervistato dal Figaro ha chiarito che “quando vediamo le motivazioni degli elettori, il voto per far vincere o perdere Nicolas Sarkozy concerne il 65% di chi è andato al seggio”; venuta meno la crociata contro l’ex presidente, un importante fattore di partecipazione potrebbe mancare. Sulla stessa lunghezza d’onda  il direttore generale dell’Ifop, Frédéric Dabi “per molti, il lavoro è compiuto: Nicolas Sarkozy è stato eliminato”.

3-Due notizie veloci, che ci interesseranno nelle prossime settimane

A-Sono uscite moltissime analisi sulle possibili conseguenze di una vittoria di François Fillon, se avete seguito le primarie di sicuro ne avrete lette molte anche sulla stampa italiana. Noi non ne daremo conto oggi: non voglio appesantire troppo questa newsletter e sarà materia di discussione per lunedì, farlo adesso rischia di essere un esercizio di stile.

B-In tutto ciò, Hollande ha preso una decisione? I giornali francesi sembrano essere tutti d’accordo: si candiderà, nonostante tutto. I suoi fedelissimi sostengono che vista la sorpresa di Fillon i sondaggi non contano nulla, e che quindi il presidente sarebbe sottostimato. In più, Hollande è convinto che l’annuncio della sua candidatura, e il fatto che sia presidente uscente, gli conferiscano automaticamente 4/5 punti in più rispetto agli altri. Ora questo è da verificare, ma mettiamo che sia vero: il 15% (Hollande nei sondaggi più generosi è intorno all’11%) non basta per arrivare al secondo turno, e probabilmente nemmeno per arrivare terzo, unico caso in cui la sconfitta potrebbe essere considerata “dignitosa”. Insomma la strada per l’ex presidente è strettissima, ma in più di 5 mesi possono cambiare molte cose. Secondo la maggior parte dei giornali Hollande si candiderà il 15 dicembre, o giù di lì; l’Obs, analizzando i prossimi impegni del presidente, pronostica invece  una candidatura imminente: Hollande si dichiarerà il primo dicembre.

Per oggi è tutto, ci sentiamo, eccezionalmente, lunedì per commentare i risultati!

Se questa newsletter ti è stata utile consigliala ad un amico, o condividila su Facebook, puoi usare questo link!

Se hai una domanda, una critica o un’osservazione, scrivimi a francescomaselli@live.it

Se vuoi commentare l’articolo, puoi farlo su www.hookii.it che ospita ogni settimana questa newsletter. Ci trovi moltissimi altri articoli interessanti, per cui consiglio di farci un giro.

Mi trovi anche su Facebook e su Twitter

Qui le puntate precedenti.

 

Pubblicità
Standard