Matteo Renzi ha un enorme problema di credibilità.
È un problema che viene da lontano, dalla seconda parte della sua esperienza di governo, quando ha scommesso tutto il suo capitale politico sul referendum costituzionale e dopo averlo perso ha cominciato a prendere continue decisioni contraddittorie.
Soprattutto, dà l’idea di ritenersi al di sopra di qualsiasi regola di opportunità politica e vive come una seccatura chiunque gli faccia notare che non tutto è concesso, e che ci si aspetta un determinato comportamento da chi ricopre uffici pubblici. Il fatto che il panorama politico italiano sia devastato da personaggi peggiori di lui non è una scusa e non rileva.
Da quando Renzi non è più presidente del Consiglio ha cominciato a tenere conferenze retribuite in giro per il mondo. Viene invitato come accade a moltissimi ex capi di Stato, e com’è prassi chiede e riceve compensi elevati per parlare in pubblico. Nulla di strano, se non fosse che non ha mai abbandonato la politica attiva, come invece hanno fatto i suoi omologhi, e anzi ha detto più volte che intende tornare a Palazzo Chigi. Nel frattempo, a marzo 2018, è stato eletto al Senato della Repubblica; “sono senatore semplice”, ama ripetere in pubblico.
Ora, un eletto che rappresenta il popolo italiano, un ex presidente del Consiglio con l’ambizione di tornare a occupare ruoli di governo, deve prestare attenzione ai luoghi in cui tiene le sue conferenze e alla provenienza dei soldi che percepisce per tenerle. In particolare, Matteo Renzi nel 2019 è andato in Arabia Saudita in veste di privato cittadino all’evento al Future investment initiative di Riyad, e ha ricevuto un compenso, dice, da un’organizzazione americana.
Il punto è che quando sei un senatore in carica, nulla di ciò che fai è neutro.
Un esempio aiuterà: ai diplomatici e i politici occidentali in Israele, nelle occasioni ufficiali e ufficiose, viene continuamente offerto vino prodotto sulle alture del Golan, una zona che Gerusalemme occupa dal 1967. L’occupazione non è riconosciuta dalla comunità internazionale, e quindi si cerca di evitare di bere il vino, perché vorrebbe dire implicitamente riconoscere l’occupazione.
Se si è attenti su una questione così formale, lo si deve essere anche su questioni più concrete. Nel 2018 lo stesso evento era stato disertato dagli ospiti più in vista perché era appena stato reso pubblico l’omicidio di Jamal Khashoggi, giornalista del Washington Post ucciso dai servizi sauditi nel consolato del paese in Turchia.
Quanto è credibile un politico in carica che prende alla leggera tutto questo e applica il principio “pecunia non olet”?