Presidenziali 2017

Présidentielle 2017, sesta settimana: una buona notizia per Hollande

 

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Sesta settimana della newsletter sulle presidenziali francesi. Arriva ogni domenica anche sulla vostra email, ci si iscrive cliccando qui.

Di cosa parliamo oggi?

1-C’è una buona notizia per Hollande: la disoccupazione è scesa del quasi 2% a settembre rispetto al mese precedente. I sondaggi però continuano a essere disastrosi: cosa cambia rispetto alla sua candidatura?

2-Giovedì c’è il secondo dibattito del centro-destra. Da tenere d’occhio, oltre a Juppé e Sarkozy, c’è François Fillon, in rimonta.

3-Jean Frédéric Poisson ha combinato un altro mezzo guaio

1-La disoccupazione migliora ma i sondaggi sono catastrofici: che farà Hollande?

È da agosto che la situazione del presidente appare sempre meno chiara. Si candiderà o farà un passo indietro? Se si rileggono i giornali di inizio settembre, François Hollande era in procinto di candidarsi. L’annuncio ufficiale, previsto per dicembre, sembrava essere solo una formalità. Poi abbiamo assistito ai pessimi numeri dell’economia e dell’occupazione, al tradimento di Emmanuel Macron e al grande autogol del libro-intervista: la situazione è diventata tutt’altro che favorevole al presidente, e l’eventualità di presentarsi alle elezioni meno probabile. È cambiato qualcosa questa settimana?

Hollande ha da tempo posto due condizioni per la sua ricandidatura: un miglioramento stabile e sensibile degli occupati, segno dell’efficacia dei suoi provvedimenti, e l’assenza di un’altra personalità  del suo partito in grado di vincere le elezioni. Finora si era verificata solo la seconda condizione: nessuno nel partito socialista sembrava in grado di far meglio del presidente e niente lascia pensare che la situazione possa cambiare nei prossimi mesi. Sul versante occupazione invece, come visto nelle scorse puntate, le notizie erano pessime visto il grande aumento di disoccupati fatto registrare ad agosto.

In settimana, però, c’è stata un’inversione di tendenza: le cifre della disoccupazione sono molto al ribasso, si contano 66300 persone in cerca di lavoro in meno rispetto ad agosto, cioè quasi il 2%. Si tratta, a livello percentuale, del più forte abbassamento della cifra dal novembre del 2000. Tra l’altro, nonostante il picco negativo di agosto, è il terzo trimestre consecutivo in cui la disoccupazione diminuisce (se vi interessa approfondire qui trovate una spiegazione del Figaro, e qui una del Monde), segno che la ripresa, seppur lieve, è in corso. Hollande ha rivendicato i risultati anche attraverso la propria pagina Facebook, e i suoi fedelissimi sostengono che visti i risultati non c’è motivo mettere in dubbio la legittimità della sua candidatura . François Rebsamen, sindaco di Digione ed ex ministro molto vicino al presidente, ha dichiarato a RTL che “Hollande potrà partecipare all’elezione presidenziale se lo desidera. Il suo impegno è stato mantenuto”, viste le cifre positive.

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D’altro canto il presidente non cessa di calare nei sondaggi. Solo il 4% dei francesi giudica positivo il suo operato, e un sondaggio del Figaro realizzato tra il 21 e il 23 ottobre, dieci giorni dopo l’uscita del libro intervista “un président ne devrais pas dire ça”, conferma la tendenza che avevamo osservato nelle settimane scorse: in nessun caso il presidente arriverebbe al secondo turno. Nelle rilevazioni che vedono Macron candidato è addirittura quinto, dietro Juppé (o Sarkozy), Marine Le Pen, Jean Luc Mélenchon e lo stesso Macron.

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La cosa certa è che in caso di candidatura la strategia del presidente sarà difendere con forza il suo operato durante il mandato. Le cifre sull’occupazione possono essere l’argomento che aspettava per avere qualcosa di concreto da utilizzare nei confronti dei suoi avversari.

2-Esiste un piano b?

La risposta al momento è no. E questo come appena visto è uno dei motivi per cui la candidatura di Hollande, seppur non scontata (settimana scorsa si era detto che il presidente non era mai stato così lontano dal ricandidarsi), appare l’ipotesi più probabile. Sono due i nomi più citati dalla stampa francese: il primo, Manuel Valls, è il candidato di riserva da mesi; il secondo, quello di Christiane Taubira, è una novità. Bisogna capire quindi quanto ci sia di concreto dietro queste voci o se siano una semplice suggestione.

 

A-Manuel Valls: in caso di ritiro di Hollande è lui il più accreditato per raccogliere il testimone. A differenza di Macron ha giocato la carta della lealtà: ha chiarito che un uomo di Stato ha delle responsabilità sia rispetto ai francesi sia rispetto al Presidente, che dopotutto l’ha nominato e ha condiviso con lui il percorso politico degli ultimi due anni e mezzo. La posizione è molto apprezzata: Valls è riconosciuto come un servitore dello Stato, leale appunto ma con una sua autonomia ben definita. Non ha mai risparmiato critiche al presidente, soprattutto dopo l’uscita del libro, ha aumentato la frequenza dei suoi discorsi pubblici  e ha cominciato a rivolgersi ai vari candidati del Partito Socialista per convincerli a lavorare intorno ad un nome comune.  In un incontro a Tour, ha fatto quasi un appello “Arnaud (Montebourg), Benoît (Hamon), Aurélie (Filippetti), Emmanuel (Macron), non nego di aver discusso spesso con voi, o di aver avuto dei punti di vista diversi. Ne sono consapevole. Ma prima di questo, cosa ci unisce?  Aver governato insieme nell’interesse del paese e aver condiviso le battaglie per l’uguaglianza e per i nostri valori, i valori della repubblica. Dobbiamo reagire ora per non morire domani”

Lunedì il Primo Ministro ha anche incassato il sostegno del segretario del PS Jean-Christophe Cambadélis, che ha evocato la possibilità di un candidatura di Valls in caso Hollande decida di non presentarsi. I sondaggi però non sono incoraggianti: come potete vedere l’ipotesi Manuel Valls candidato non è competitiva.

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Anche dal punto di vista ideologico il Primo Ministro incontra difficoltà. In questi anni è riuscito a costruirsi una solida piattaforma: ha pubblicato più libri sull’identità francese ed il rapporto con le religioni, ha preso posizioni molto dure dal punto di vista della sicurezza e della lotta al terrorismo. Cosa che ad esempio è sempre mancata ad Hollande, meno capace di elaborare una linea politica precisa e coerente. Il punto però, è che queste idee sono minoritarie all’interno del partito. Valls è sempre stato percepito più come un uomo divisivo che come un federatore: ha più volte detto che in Francia ci sono “due sinistre irreconciliabili”, ha avuto una grandissima opposizione interna sui temi legati alla sicurezza e ha spaccato paese e partito per portare a termine la riforma del mercato del lavoro (dove ha dovuto utilizzare la fiducia, cosa molto rara in Francia). Insomma, se Valls dovesse candidarsi e quindi passare per le primarie avrebbe tutta la sinistra del partito contro. Vincere la competizione interna non sarebbe scontato.

B-Ultimamente sta prendendo corpo un’ipotesi più di sinistra, quella di Christiane Taubira, ministro della giustizia dimessasi a gennaio per divergenze insormontabili col governo. Taubira, che è un esponente del partito radicale, era finita ai margini dopo le dimissioni, ma negli ultimi mesi ha più volte incontrato Hollande, dichiarando di essere una sua sostenitrice. Dopo la pubblicazione di “un président ne devrait pas dire ça” è stato l’unico esponente politico di peso a sostenere pubblicamente il presidente, e i fedelissimi di Hollande non hanno nascosto di aver pronto per lei un posto rilevante nella campagna elettorale del presidente. In settimana c’è stata un’accelerazione: i giornali hanno scritto  di una sua eventuale disponibilità a candidarsi, e sono avvenuti più incontri tra l’ex ministro della giustizia e parlamentari socialisti, probabilmente per parlare di questo. Interrogata a tal proposito da Liberation, Taubira ha ammesso di aver partecipato ad alcuni incontri dove le è stata chiesta la disponibilità, e ha spiegato che effettivamente esiste un certo “fermento” intorno al suo nome, ribadendo allo stesso tempo la sua lealtà al presidente. Che sia lei il piano b di Hollande?

In ogni modo i due piani B convincono poco la rivista L’Obs, che spiega in un lungo articolo perché è praticamente certo che Hollande si ricandiderà.

2-Come arrivano i repubblicani al secondo dibattito

Giovedì si terrà il secondo dibattito dei Repubblicani. I temi, come anticipato, saranno diversi da quelli affrontati nel primo. I candidati risponderanno alle domande di due moderatori su: la loro concezione dell’esercizio del potere;  come intendono portare avanti la lotta contro il terrorismo;  quali impegni immaginano, per la Francia, in politica estera; che visione hanno dell’Europa; come pensano di riformare, se ce n’è bisogno, il sistema educativo. I sondaggi vedono la posizione di Alain Juppé consolidarsi sopra il 40% al primo turno, con Sarkozy costante intorno al 30%. Interessante è la progressione di Fillon, che sembra aver definitivamente acquisito la posizione di terzo, e quindi cercherà in qualche modo di riaprire la partita per essere presente al secondo turno.

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Quali sono le cose da considerare dunque?

A-In primo luogo, ovviamente, lo scontro tra Juppé e Sarkozy, che è diventato più duro nelle ultime settimane. Non tanto nelle dichiarazioni, a dir la verità raramente sopra le righe, quanto in alcune scelte strategiche. Juppé ha iniziato, non a caso, a fare seriamente campagna al sud, in Provenza, dove ha incassato il sostegno del sindaco di Tolone. In Provenza l’ex presidente Sarkozy è tradizionalmente molto forte: nel 2012 è arrivato 32% al primo turno (a livello nazionale 27%), Marsiglia è uno dei suoi bastioni, e in generale la destra è fortissima nella regione: alle ultime regionali il FN ha preso il 40% al primo turno, Les Républicains il 26 e il PS solo il 15%. L’obiettivo del quartier generale di Sarkozy è dunque arrivare a più del 50% nella regione e Juppé, che sa di non essere competitivo, ha intensificato la sua presenza per recuperare qualche punto: libero dall’ansia della rimonta può concentrarsi nelle parti del paese dove è più debole. Ci sono poi due fatti interessanti, che confermano la percezione di presidente in pectore che sembra  trasmettere il sindaco di Bordeaux. In primo luogo, a Marsiglia, Juppé è stato ricevuto dal sindaco (che appoggia Sarkozy) con grandi sorrisi e cordialità quasi come fosse già il candidato dei repubblicani e non il favorito da battere. In secondo luogo, ha deciso di cominciare a passeggiare, scattare selfie e chiacchierare con i passanti in una serie di quartieri difficili (sia nelle periferie delle città del sud che nelle banlieues parigine) cosa che finora aveva evitato, visto che il suo elettorato di riferimento è tendenzialmente borghese.

Christophe Barbier, giornalista dell’Express, spiega i punti deboli della candidatura di Sarkozy

Avevo iniziato la newsletter dicendo che la tendenza dei sondaggi favoriva Sarkozy, ed in effetti andando a riguardare i numeri era così: dall’annuncio della candidatura l’ex presidente aveva compiuto un recupero importante, tanto da risultare plausibile un suo arrivo in testa al primo turno. Cos’è successo dopo la rimonta? Il problema di Sarkozy è che non ha fatto “il botto”: l’ex presidente sperava che la tendenza nei sondaggi continuasse e gli elettori del centrodestra credessero nello storytelling della “rivincita”. Ma una volta esaurita la spinta data dall’annuncio della candidatura e dell’onnipresenza mediatica il suo messaggio si è indebolito. Ha sì galvanizzato la sua “fan-zone” che è cospicua all’interno del partito e arriva sino alla parte più di destra dell’elettorato, attirando anche una fetta di elettori del Front National, ma non è riuscito ad andare oltre. In più, la sua rimonta ha alimentato il mantra”tout sauf Sarkozy” (chiunque ma non Sarkozy) mobilitando (almeno secondo i sondaggi) moltissimi elettori di centro. Queste due tendenze hanno fatto sì che si radicalizzasse il messaggio volto a una piccola parte dell’elettorato delle primarie: “elettore di destra, non lasciare che ti rubino le primarie”. Il messaggio ha un senso se gli elettori sono pochi, se come sembra saranno molti, è rischioso.

B-Fillon, “il terzo uomo” che possibilità ha? L’ex Primo Ministro è stato ospite giovedì dell’émission politique (qui trovate una serie di estratti), e ha fatto un’ottima impressione. È forse il candidato che ha guadagnato di più dal primo dibattito: con una presenza televisiva efficace e seria aveva superato definitivamente uno dei suoi principali handicap, essere visto come il collaboratore di Sarkozy. In più, il suo principale avversario per il terzo posto, Bruno Le Maire, non aveva convinto, ed è immediatamente calato nei sondaggi successivi. L’obiettivo per François Fillon è cercare di recuperare il distacco con Sarkozy: secondo l’ex Primo Ministro i sondaggi si sbagliano (lo ripete sempre) e il suo messaggio, liberale in economia e conservatore sui temi della società, sta cominciando a interessare gli elettori di centro-destra.

È vero che con due dibattiti da affrontare e tre settimane di campagna teoricamente la rimonta è possibile, d’altro canto 15 punti e un fisiologico interesse dell’opinione pubblica per il duello Juppé-Sarkozy rendono il compito di Fillon davvero complicato. Possiamo quindi dire che per trasformare la rimonta da possibile a probabile, l’ex primo ministro deve sperare in una serie di errori gravi di Sarkozy più che nelle sue capacità.

3-Poisson ha chiesto scusa, seriamente. Ma poi ha fatto un altro guaio

Jean Frédéric Poisson, molto criticato settimana scorsa per la sua uscita infelice su Hillary Clinton (ha detto che sarebbe sostenuta dalle lobby sioniste), ha chiesto “perdono” alle persone ferite dalle sue dichiarazioni; il comitato organizzatore delle primarie ha quindi deciso di non sospendere la sua candidatura. Il deputato di Yvelines ha però continuato a sollevare polemiche: dopo essersi impegnato pubblicamente durante il dibattito (lo hanno fatto tutti i candidati) a votare chiunque uscisse vincitore dalle primarie,  intervistato da Lyon People ha detto di non escludere un voto per Marine Le Pen al secondo turno. “Possono succedere tante cose in sei mesi, il programma di società multiculturale portato avanti da Juppé mi convince sempre meno.” La dichiarazione è stata chiaramente molto criticata dall’entourage di Juppé, ma non ha sollevato grandissime polemiche, probabilmente per il peso elettorale limitato del presidente del partito cristiano democratico.

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Per oggi è tutto, a domenica prossima!

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