Presidenziali 2017

Présidentielle 2017, ventisettesima settimana: la settimana di Mélenchon

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Di cosa parliamo oggi?

1-Lunedì c’è stato il primo dibattito tra i cinque principali candidati, finalmente costretti a difendere il loro progetto politico dopo mesi passati a commentare le decisioni dei giudici e di Fillon;

2-Continua la dinamica positiva di Macron che supera per la prima volta Marine Le Pen nei sondaggi.

1-Il dibattito di lunedì e la situazione dei vari candidati

Lunedì c’è stato il primo dibattito televisivo tra i cinque principali candidati, un esercizio inedito (in genere il dibattito si organizza tra i due qualificati al ballottaggio) e molto interessante: finalmente i candidati sono stati costretti ad approfondire le loro proposte politiche, difendendole di fronte agli avversari. Il format incoraggiava gli scambi: ognuno aveva due minuti per rispondere alla domanda dei due giornalisti che hanno condotto il dibattito, ma dopo un minuto e mezzo poteva essere interrotto e incalzato dagli altri. Questo ha reso le quasi tre ore e mezza di dibattito più facile da seguire e meno noioso. Non serve a nulla che io vi faccia un riassunto dettagliato del dibattito (nel caso qui trovate un lungo articolo del Post), ma sono emerse alcune cose interessanti. Comunque, per chi vuole, qui di seguito c’è la replica integrale.

 

Cosa c’era in gioco? Ogni candidato arrivava al dibattito con aspettative  e obiettivi diversi: Emmanuel Macron doveva rassicurare sulla sua capacità di incarnare la funzione presidenziale, Marine Le Pen  doveva riuscire a imporre l’agenda politica del confronto, François Fillon era interessato a cominciare una nuova campagna, cercando di sfruttare il dibattito per sottolineare la sua esperienza e la sua capacità di “rimettere in sesto il paese” come gli era riuscito durante i dibattiti delle primarie. Mélenchon e Hamon, invece, avevano un obiettivo speculare: diventare il candidato egemone a sinistra, dopo mesi passati a sottolineare perché il proprio progetto fosse migliore e quanto l’altro candidato stesse commettendo un errore a non ritirarsi e unire le forze.

Le maggioranze variabili

Il risultato più interessante di questo dibattito è stato la formazione di maggioranze sempre diverse a seconda del tema introdotto dai giornalisti.  E così quando l’argomento affrontato era la politica estera, Mélenchon e Fillon erano d’accordo sull’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia, mentre Hamon e Macron avevano una posizione critica sovrapponibile; in tema di spesa pubblica Macron e Fillon si trovavano d’accordo nel dire che va contenuta, Mélenchon, Le Pen e Hamon avevano una posizione uguale e contraria; sul divieto dei burkini sulle spiagge e sulla visione della laicità Marine Le Pen attaccava violentemente Macron, subito soccorso da Mélenchon.

 

Questa configurazione variabile è interessante, perché conferma la percezione generale che “destra e sinistra non esistono più”. Questo assunto è ancora più vero per la campagna elettorale francese: i due candidati favoriti per l’accesso al secondo turno e che sommati superano il 50%, rivendicano di essere “sia di destra che di sinistra” (Macron), “né di destra né di sinistra ma patriota” (Marine Le Pen). Se per Macron un’operazione del genere è semplice, visto che il suo movimento è totalmente nuovo, per Marine Le Pen accreditarsi come candidata al di sopra delle divisioni è più complicato, in teoria. Eppure la leader del Front National non ha mai usato  la parola “destra” per definire la sua proposta politica, ed ha creato, con il contributo di Macron appunto, la nuova divisione patrioti/mondialisti o progressisti/conservatori. Se questa divisione è a tratti artificiale perché rivendicata (e quindi strumentalizzata a fini elettorali), occasioni come quella del dibattito la confermano e la nutrono costringendo gli altri candidati a posizionarsi di conseguenza.

Mélenchon ha raggiunto il suo obiettivo, Hamon è sempre più in difficoltà

Nessuno “vince” un dibattito a meno di assistere ad un suicidio politico del proprio avversario, però ogni partecipante può rivendicare di aver raggiunto l’obiettivo posto prima dell’inizio della trasmissione televisiva. È il caso di Mélenchon che si è mostrato disteso e parecchio a suo agio nel ruolo di outsider. Il leader de La France Insoumise ha reso più leggero l’esercizio con continue battute e attacchi ai suoi avversari; si è ritagliato uno spazio politico definito e soprattutto facilmente difendibile: i candidati più alti nei sondaggi non avevano interesse ad attaccarlo, visto che la loro attenzione era rivolta altrove, Benoît Hamon si è concentrato come al solito ad attaccare Emmanuel Macron, senza grande successo.

Sondaggio 1

Mélenchon raccoglie subito i dividendi del suo ottimo dibattito: la percezione positiva della sua campagna balza in avanti di quasi venti punti nell’ultima settimana.

Hamon è parso al contrario stanco e poco a suo agio, non riuscendo a capitalizzare il buon discorso tenuto a Bercy il giorno prima, totalmente oscurato dalla sua negativa prestazione nel dibattito. Come vedete nel seguente sondaggio, realizzato da IFOP, solo il 3% degli intervistati pensa che sia stato il migliore, e solo il 5% è stato convinto dai suoi argomenti.

Sondaggio 2.png

Fillon è stato risparmiato, ma per poco

Per François Fillon questa appena passata era una settimana importantissima. Lunedì ha avuto, per la prima volta dall’inizio dello scandalo, la possibilità di difendere il suo progetto politico e non solo la sua persona e la sua famiglia, mentre giovedì è stato ospite dell’Émission Politique, il grande talk show che chi è iscritto da un po’ a questa newsletter conosce bene: due ore e un quarto di intervista al candidato da parte dei due conduttori, intervallate da domande di esperti in economia e sicurezza, un confronto con un invitato scomodo a sorpresa e un altro con un esponente del mondo del lavoro.

Sondaggio 3.png

Nonostante i due passaggi televisivi in prima serata, il 69% dei francesi ha indicato lo scandalo di Fillon come conversazione più frequente della propria settimana. Questo non è un dato incoraggiante, come capite. (il 63% dichiara di aver parlato del dibattito di lunedì, il 59% delle dimissioni del ministro dell’interno).

Proprio la partecipazione riuscita a queste due trasmissioni televisive era stata la chiave per vincere le primarie di novembre. In entrambe le occasioni Fillon si è comportato relativamente bene, mostrando come al solito grande solidità sui temi cosiddetti “regaliens”: politica estera, sicurezza, immigrazione. Evidentemente, come avrete capito dalle conversazioni dei francesi, non ha convinto abbastanza, anche perché durante l’Emission Politique c’è stato un duro scontro con l’invitata a sorpresa, la scrittrice Christine Angot. Vi lascio immaginare di cosa si sono occupati giornali e tg il giorno dopo.

 

Sul versante intenzioni di voto Fillon non fa registrare un recupero, ma da settimane resta ancorato al 17-20%. Ciò vuol dire che non è assolutamente fuori dai giochi, tenuto conto dell’indecisione e della volatilità dell’elettorato altrui, Fillon ha margini per recuperare, anche perché molte persone potrebbero decidere chi votare negli ultimi giorni. Il sondaggio che leggete in basso è stato fatto per le primarie della destra, dove evidentemente l’elettorato era più liquido (è molto meno costoso per un elettore passare da Sarkozy a Fillon che da Hamon a Marine Le Pen) ma indica quante persone possono cambiare idea all’ultimo minuto. Se una situazione del genere si ripresentasse il 23 aprile, Fillon potrebbe recuperare inaspettatamente.

Sondaggio 4

Marine Le Pen è appieno nel sistema politico francese

Il Front National è il primo partito di Francia ma resta un soggetto che suscita paura o diffidenza, come mi ha spiegato Jérôme Fourquet, direttore dell’istituto IFOP. Secondo i sondaggi che periodicamente conduce l’IFOP il 55% dei francesi ha ancora “paura” di Marine Le Pen. Certo non siamo ai livelli del padre, che era temuto dal 70% dei suoi concittadini, ma è un dato che conferma, secondo Fourquet, che il Front National è rigettato dalla maggior parte della società: “Marine Le Pen è a metà del guado, per vincere deve attraversare completamente il fiume”.

Il dibattito di lunedì, a prescindere da com’è stato giocato dalla candidata del Front National, può servire anche a questo. Sul plateau di TF1 i francesi hanno visto una candidata come un’altra, che arriva negli studi televisivi, stringe le mani a giornalisti e avversari, dibatte tranquillamente con tutti. Marine Le Pen è pienamente parte del sistema politico francese: è vero che è a metà del fiume, ma di sicuro eventi come questo aiutano a guadarlo. Tanto più se l’atteggiamento dei suoi avversari nei suoi confronti è “normale”: nessuno ha attaccato la leader del Front National per il suo progetto di società finora considerato contrario ai valori della repubblica. Jacques Chirac rifiutò di dibattere con Jean Marie Le Pen al secondo turno delle presidenziali del 2002, battendo il Front National 82%-18%. Quella Francia non esiste più.

Infine, Marine Le Pen è stata ricevuta personalmente da Vladimir Putin, con cui ha discusso di politica estera. Non è il primo capo di stato che riceve la leader del Front National (già ricevuta dal presidente libanese) ma è chiaro che Putin non è un presidente qualsiasi e che il Front National ha dei legami abbastanza stretti con la Russia. Oggi ero a Lille al suo comizio e ho chiesto a più simpatizzanti cosa pensassero di Putin, la risposta abbastanza unanime è stata “è un leader forte, che fa gli interessi del suo paese. Anche noi dovremmo fare così”. Poi, durante il discorso, Marine Le Pen ha duramente attaccato la Germania “l’Unione Europea fa gli interessi della Germania, non ne possiamo più. Non prendiamo ordini da Berlino”, ha gridato tra gli applausi dei suoi militanti, dopodiché ha citato Putin come esempio da seguire, e la sala è esplosa in un boato e in un lungo applauso.

2-Macron è in testa nei sondaggi

Sondaggio 5.png

Secondo il sondaggio effettuato subito dopo il dibattito di lunedì, è stato Emmanuel Macron il più convincente secondo i telespettatori. Io, ma qui si tratta della mia interpretazione, non ho avuto la stessa impressione: il leader di En Marche! non è andato male, ma era spesso a disagio con i tempi (molto brevi), che non gli hanno consentito di essere particolarmente incisivo. Ha mostrato di essere in grado di difendersi, visto che ha risposto duramente e bene agli attacchi ricevuti in particolare da Marine Le Pen e Benoît Hamon, ma ha molto sofferto l’ultima parte del dibattito, quella consacrata alla sicurezza e alla politica estera, temi su cui è stato abbastanza vago e poco chiaro – Marine Le Pen l’ha preso in giro per non aver detto nulla: “lei è il vuoto siderale M. Macron”.

Ciononostante, i pochi numeri su cui possiamo fare affidamento raccontano che la sua dinamica positiva continua, anche e soprattutto nella percezione. Oltre ai sondaggi sulle intenzioni di voto che come avete appena visto lo danno per la prima volta stabilmente davanti a Marine Le Pen, è interessante notare come Macron faccia dei progressi anche nel pronostico di vittoria che esprime chi viene contattato, come vedete dal prossimo sondaggio. Se notate, la sua curva va verso l’alto quando quella di chi non è in grado di rispondere scende verso il basso, segno che la percezione è abbastanza diffusa in tutto l’elettorato. Questo indicatore può essere importante dal punto di vista del voto utile, che è sicuramente ciò che guida una parte dell’elettorato, specialmente quello che ad oggi si esprimerebbe per Fillon o Hamon, ma comincia a capire che il proprio candidato non ha chances di arrivare al secondo turno.

Sondaggio 6Infine, Macron ha incassato il sostegno dell’apprezzato ministro della difesa Jean-Yves Le Drian, esponente della destra del partito socialista. Le Drian, oltre ad essere il primo membro di peso del governo a rendere pubblico il suo sostegno, è molto utile perché dà credibilità al candidato sulla sicurezza e la politica estera, come detto temi su cui Macron è meno credibile degli altri, specialmente di Fillon. Ma non sono solo i socialisti che iniziano a raggiungere la campagna di Macron: dieci senatori centristi, tra cui Michel Merchier, ex ministro di Nicolas Sarkozy, hanno annunciato il loro sostegno a En Marche! e potrebbe farlo a breve anche Dominique de Villepen ex primo ministro di Chirac e politico molto celebre in Francia (tenne il famoso discorso all’ONU con cui la Francia si schierò contro la guerra in Iraq voluta da Bush) che non ha mai nascosto la sua simpatia per l’ex ministro dell’economia.

Il personaggio della settimana

Uno dei piccoli candidati, Nicolas Dupont-Aignan, sta lentamente risalendo nei sondaggi. Al momento è stimato al 5% (partiva sotto il 2%) ma sta facendo una campagna abbastanza “udibile” pur non essendo invitato ai grandi dibattiti (anzi ha fatto molto parlare di sé per aver abbandonato una trasmissione televisiva, come potete vedere dal sondaggio sugli “argomenti  più dibattuti della settimana” all’inizio di questa newsletter). Per i temi che difende (è un candidato di destra, sovranista) potrebbe essere un problema per Fillon, alcune persone di destra da lui deluse ma allo stesso tempo impaurite da Marine Le Pen potrebbero votare per lui, abbandonando il candidato repubblicano.

Consigli di lettura

-Chi è iscritto da un po’ alla newsletter conosce bene Florian Philippot, il braccio destro di Marine Le Pen, che sta lentamente perdendo la sua influenza. Hugo Domenach, del Point, ha chiesto perché a Marie Labat, autrice di Philippot Ier, le nouveau visage du Front national;

-Marianne ha raccontato com’è stato concepito e scritto il bel discorso pronunciato da Benoît Hamon a Bercy;

-Ghislaine Ottenheimer, caporedattrice di Challanges, ragiona sul dibattito di lunedì sera e sulla qualità che secondo i francesi manca a tutti i candidati alla presidenza della repubblica: la statura presidenziale.

Tutti i sondaggi di questa puntata sono stati realizzati dall’Istituto IFOP per Paris Match.

Per oggi è tutto, a domenica prossima!

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