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Di cosa parliamo oggi?
1-Marine Le Pen ha quasi cominciato la campagna elettorale. Anche se l’apertura ufficiale ci sarà a febbraio, la leader del Front National è tornata in televisione e ha iniziato a girare la Francia.
2-Manuel Valls è in testa a un sondaggio pubblicato dall’istituto Harris Interactive, ma oltre ai dubbi sulla qualità del sondaggio la sua campagna ha moltissimi problemi.
3-Emmanuel Macron per la prima volta è stimato al secondo turno delle presidenziali. Mancano quattro mesi alle elezioni, è quindi ancora presto, però la sua dinamica si sta consolidando. La domanda è se durerà, soprattutto dopo le primarie dei socialisti.
1-Marine Le Pen è in campagna elettorale
Marine Le Pen è quasi in compagna elettorale. La leader del Front National aprirà ufficialmente la sua campagna il 4 e 5 febbraio a Lione, alle “assises présidentielles” (una convention di due giorni in cui sarà presentato gran parte del programma ), ma ha messo fine alla sua “dieta mediatica”, la strategia pre-elettorale messa in atto all’inizio del 2016 a seguito della sconfitta alle regionali. Noi ne avevamo parlato più volte ed era uno dei temi centrali del
ritratto che avevo scritto a settembre.
Martedì mattina
è stata ospite in una delle trasmissioni politiche mattutine più seguite del paese, Bourdin Directe, e ha rilasciato
una lunga intervista alla rivista Causeur. Ha avuto quindi l’occasione di parlare di alcuni temi del suo programma, ma soprattutto di attaccare François Fillon, l’avversario più pericoloso per il Front National, vista la capacità dell’ex primo ministro di attrarre l’elettorato più sensibile ai temi indentitari e di sicurezza, come ha tra l’altro ammesso Marion Meréchal-Le Pen, l’esponente del partito più impegnata su questi argomenti. In particolare Marine Le Pen ha criticato il programma sulla sanità di Fillon, che avvantaggerebbe solo “i ricchi e i clandestini” e ha ironizzato sul suo metodo di campagna elettorale, dicendo che “il candidato repubblicano è immobile; se Sarkozy avesse vinto le primarie avrebbe tenuto già cinque comizi e ci avrebbe regalato almeno diciotto polemiche”.
Ci sono poi due notizie, una buona e l’altra molto meno. Marine Le Pen, dopo aver avuto tantissima difficoltà a finanziare la campagna elettorale (tradizionalmente le banche francesi non fanno credito al Front National), ha infine ottenuto un prestito dal piccolo partito del padre. Questo era un problema strategico non da poco e averlo risolto prima di cominciare la vera campagna è un’ottima notizia. Quella cattiva è che
secondo Mediapart la procura di Parigi ha aperto un’inchiesta sul Front National, accusato di aver impiegato fittiziamente collaboratori con i fondi del Parlamento Europeo. Al posto di lavorare tra Bruxelles e Strasburgo i falsi assistenti sarebbero stati utilizzati esclusivamente per l’attività politica del partito. Di questo avevamo già parlato, visto che il caso circola da tempo, adesso bisogna capire se e quanto danneggerà il partito.
2-Manuel Valls è in testa ai sondaggi
Secondo un sondaggio realizzato dall’istituto Harris Interactive, Manuel Valls è il favorito di questa competizione. Come potete vedere, Valls arriverebbe in testa al primo turno e vincerebbe in maniera piuttosto agevole il ballottaggio, non riuscendo l’ala sinistra del partito a batterlo nemmeno unendo le forze (ciò che al quartier generale dell’ex primo ministro temono di più).
Questo sondaggio va preso però con moltissima cautela. Oltre alle solite precauzioni sui sondaggi che vi risparmio, deve essere ricordato il contesto, che ormai conoscete abbastanza bene. I candidati hanno dei programmi molto vaghi, a parte Valls e Montebourg sono relativamente poco noti e durante queste feste nessuno ha fatto seriamente campagna elettorale. Un sondaggio che non tenga conto dei dibattiti televisivi, che come già spiegato saranno con ogni probabilità decisivi, e che venga commissionato prima di conoscere dove saranno montati i gazebo (lo sapremo lunedì) è abbastanza inutile. Tanto che sinora è il primo che stiamo commentando (mentre se ricordate durante le primarie della destra si pubblicavano più sondaggi a cadenza settimanale).


In più finora il percorso di Valls è stato tutt’altro che entusiasmante, vediamo perché.
A-I problemi della campagna di Manuel Valls
Nelle scorse settimane avevamo detto che Valls avrebbe avuto difficoltà ad incarnare il candidato della sintesi, avendo costruito tutto il suo percorso politico su posizioni minoritarie e a loro modo innovative sulla sicurezza, l’economia e il lavoro.
Le grandi linee del suo programma, che per evidenti ragioni di tempo non è approfondito, sono invece un insieme di posizioni poco coraggiose e molto più a sinistra rispetto al solito. Il risultato, riassunto efficacemente dalla giornalista Nathalie Saint-Cricq, è che se qualcuno stimava Valls per le sue tradizionali posizioni adesso ne è deluso, chi invece lo detestava adesso non può far altro che sorridere, trovando poco credibili queste nuove posizioni.
Tra le varie posizioni su cui ha cambiato completamente linea ce ne sono due in particolare: ha dichiarato di voler abolire l’articolo 49.3 della Costituzione dopo averlo utilizzato due volte. L’articolo in questione è assimilabile alla nostra questione di fiducia: il governo chiede la fiducia del parlamento su una legge, ritenendola fondamentale per la continuazione della propria azione politica. Dall’approvazione della legge dipende la permanenza in carica dell’esecutivo, motivo per cui tutti gli emendamenti presentati cadono. A France 2 Valls si è giustificato dicendo che l’utilizzo del 49.3 gli è stato imposto dalla minoranza del partito, e che non dovrebbe essere mai utilizzato. Ha poi proposto di defiscalizzare gli straordinari, misura che era stata introdotta da Sarkozy nel 2007, emblematica del suo slogan “lavorare di più per guadagnare di più”, subito soppressa da Hollande nell’autunno del 2012, e duramente criticata dallo stesso Valls durante le primarie del 2011 perché troppo costosa. Il punto controverso della proposta, sempre sottolineato dalla sinistra, è che le imprese preferiscono far fare gli straordinari ai dipendenti piuttosto che assumere, e questo in un momento di grande disoccupazione pone ovviamente un problema.
In generale, durante tutta la trasmissione, si è visto un Valls abbastanza a disagio nel doppio ruolo di dover difendere un bilancio governativo che non è completamente suo, e allo stesso tempo dover proporre novità e proposte originali pur avendo occupato la poltrona di primo ministro negli ultimi due anni e mezzo. Valls è dunque lontano dal risolvere il più grande problema politico della sua candidatura: la sua forza è sempre stata la capacità di prendere delle posizioni scomode e di mantenerle con coerenza, la sua debolezza è sempre stata l’incapacità di fare sintesi tra le diverse anime del partito. Ora ha bisogno di farlo, ma cercando di piacere a tutti corre il rischio di snaturare il suo profilo, di “hollandizzarlo”. Questa contraddizione potrebbe emergere con forza durante i dibattiti, che si annunciano molto complicati.
B-Il dibattito interessante sul lavoro
C’è un tema a mio parere interessante, di cui si stanno lentamente occupando i giornali e che con ogni probabilità avrà un ruolo importante durante i dibattiti: la differenza di visione che i vari candidati hanno del mondo del lavoro. Benoït Hamon ha posto con forza il tema proponendo l’istituzione di un reddito universale per tutti i francesi, misura che costerebbe intorno ai 300 miliardi. Ora, senza entrare nel merito del progetto, che difficilmente potrebbe essere applicato a breve in queste dimensioni, forse è uno dei pochi argomenti interessanti introdotti in queste primarie un po’ spente.
La diagnosi di Hamon è che l’economia digitale distruggerà più posti di lavoro di quanti ne creerà anche sul lungo periodo, va quindi totalmente ripensato il welfare, senza temere di ammettere che l’idea del lavoro al centro della vita degli esseri umani potrebbe diventare un concetto superato. Non sono sulla stessa linea gli altri candidati, Valls ad esempio propone un reddito “decente”, legato in ogni caso al posto di lavoro, Montebourg ha delle posizioni da sinistra classica, alzare le tasse sui redditi più alti (in particolare intervenendo sul settore bancario) per finanziare un piano di investimenti pubblici, perché “lo stato normale di un’economia è la piena occupazione”; sulla stessa lunghezza d’onda Vincent Peillon, che
propone di portare il piano di investimenti europei di Juncker da 300 a 1000 miliardi di euro.
Sarà molto interessante vedere come questa proposta sarà spiegata e difesa/attaccata durante il dibattito, vista la grande crisi in cui versa il partito socialista una proposta del genere potrebbe rivitalizzare il dibattito. In questo senso c’è grande distanza con Macron, che invece sottolinea spesso di essere il candidato del lavoro, e che la rivoluzione digitale va compresa e sfruttata proprio per le possibilità occupazionali che offre.
3- La candidatura di Macron è sempre più solida
Continuano le ottime notizie per Emmanuel Macron. Secondo un sondaggio pubblicato dall’
istituto Elabe giovedì, il leader di En Marche! sarebbe qualificato al secondo turno davanti a Marine Le Pen nel caso in cui il candidato socialista fosse Montebourg e François Bayrou decidesse di non presentarsi. Ma, come potete notare, in tutti gli altri casi le sue percentuali sono comunque molto alte, per la prima volta sopra il 20%.

Pur tenendo conto di tutte le incognite affrontate nelle scorse settimane, questo sondaggio conferma la tendenza: parlare di bolla mediatica ormai è fuori luogo, il fenomeno Macron acquista solidità settimana dopo settimana. In più questo consente all’ex ministro dell’economia di avere un gran spazio mediatico nonostante le imminenti primarie del PS, come dimostrano le varie copertine che le riviste continuano a dedicargli (Macron fa vendere copie, altro ottimo segnale). Se durante le primarie della destra l’escamotage per non scomparire dal dibattito era stato dichiarare ufficialmente che si sarebbe candidato proprio a ridosso dell’elezione, in questo momento il leader di En Marche! è in una posizione di forza tale da non dover nemmeno rischiare nulla.

Macron sta infine tentando di lavorare sui suoi punti deboli, primo tra tutti la credibilità internazionale. Il suo staff sta organizzando una serie di incontri internazionali per mostrare il candidato a suo agio nei contesti di politica internazionale: il primo si terrà a Berlino settimana prossima, dove Macron dovrebbe pronunciare un grande discorso sull’Europa, tema su cui il leader di
En Marche! si è speso molto ed è uno dei suoi tratti distintivi.

Per oggi è tutto, ci sentiamo domenica!
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