Nell’ultima settimana la stampa ha dato ampio spazio al “successo” del Front National di Marine Le Pen. Corriere e Repubblica (che parla di “trionfo”), ma anche il Fatto Quotidiano (“Marine Le Pen conquista la Francia”), hanno ospitato sulle proprie pagine numerose osservazioni sulla pericolosità di quanto accaduto in Francia, e sui rischi che ‘l’invasione barbarica” porta con sé. In realtà la situazione è molto più complicata, e forse meno inquietante di quanto sembra.
Da un lato va registrato il tracollo di Francois Hollande. La politica dell’esecutivo socialista ha prodotto solo il contestatissimo matrimonio per gli omosessuali, un po’ poco rispetto alle roboanti promesse della campagna elettorale. Il risultato è un notevole arretramento del PS, che passa sotto il 40%, cui corrisponde un’avanzata della destra gollista, in grado di superare il 45%. Sconfitta netta per Hollande e la sua maggioranza. È anche vero che il successo dell’UMP è relativo, tiene città tradizionalmente di destra, come Marsiglia e Bordeaux, ma non sfonda a Parigi e Strasburgo dove al ballottaggio è stata riconfermata la giunta socialista. Anche Lione, seconda città francese, rimane socialista grazie alla vittoria di Gerard Collomb, al suo terzo mandato.
Va però sottolineato che per un governo in carica è piuttosto comune perdere le elezioni di “mid-term”; se accade un po’ ovunque, in Francia è tradizione consolidata. La situazione odierna ricalca quella del 2009, quando il governo Sarkozy venne duramente punito alle elezioni municipali, in misura molto simile a quanto accaduto ad Hollande. I giornali dell’epoca parlarono di “vittoria storica” dei socialisti, e di “débacle” di Sarkò. Queste elezioni potrebbero quindi rappresentare null’altro che un riequilibrio piuttosto frequente nella storia francese.
Stavolta però c’è un terzo incomodo, s’è detto, Marine le Pen è riuscita a spezzare il bipolarismo. Nulla di più falso. Il Front National esiste dal 1972, e ha sempre rappresentato una forza politica di tutto rispetto. Basti ricordare le elezioni presidenziali del 2002, quando il padre di Marine, Jean Marie, riuscì ad arrivare al ballottaggio contro Jacques Chirac, che poi vinse con uno straordinario 82% grazie all’appoggio dei socialisti. Andando a guardare i dati di quella elezione, è interessante il basso incremento del Front National tra primo e secondo turno (da 4,8 milioni a 5,5) segno di un’incapacità di andare oltre il proprio elettorato. Un dato che ritorna anche in queste amministrative: il FN va molto forte (sfiorando in media il 16%) nelle aree in cui l’astensione è più bassa, mentre perde consensi dov’è più alta. Chi ha deciso di dare una lezione al PS s’è astenuto, non ha spostato il proprio voto verso le “forze anti-sistema”.
Ancora, considerando le presidenziali del 2012, il risultato del FN non appare straordinario. Marine le Pen ha preso il 17,9%, e come visto la media dei risultati ottenuti nei comuni dov’erano presenti le sue liste è poco al di sotto. Soprattutto, lo scarto con il Front de Gauche è rimasto stabile: alle presidenziali era del 6,8, in queste comunali lo scarto è del 6,4 in favore della Le Pen. Lo sfondamento che gran parte della stampa evoca non c’è stato, e dunque parlare di stravolgimento del quadro politico è del tutto inappropriato. Lo scenario transalpino appare imparagonabile rispetto a quanto è accaduto in Italia con il Movimento 5 Stelle, che al contrario ha affermato prepotentemente il tripolarismo, grazie anche ad una legge elettorale favorevole.
Il problema è, semmai, un altro. Storicamente il FN ha sempre trovato difficoltà nelle elezioni amministrative, a causa dell’ impresentabile classe dirigente locale. Le scorse elezioni locali furono un disastro, e da lì è cominciata l’opera di ricostruzione da parte della sua leader. Il suo obiettivo era rendere presentabile il partito tutto, creare e formare una nuova classe dirigente, oltre che depurare il messaggio politico da marcate note razziste e xenofobe. Perchè Marine Le Pen non ha intenzione di rimanere il terzo incomodo, ma di prendere il posto della destra gollista. A queste amministrative non ha vinto, ma ha preso una rincorsa non indifferente, e tra poco più di un mese ci sono le europee: il terremoto potrebbe arrivare il 26 maggio.
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